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Colpa delle stelle

























In America era diventato un caso letterario ancora prima della pubblicazione nel gennaio 2012 ed attualmente stanno lavorando alla trasposizione cinematografica.
Io, in ritardo su tutta la linea come al solito, ho letto Colpa delle stelle (titolo originale The Fault in Our Stars, riferimento alla famosa frase del Giulio Cesare di Shakespeare "La colpa, caro Bruto, non è delle stelle, ma nostra, che ne siamo dei subalterni") soltanto ora.
Come spesso accade la copertina italiana non è così bella ed incisiva come quella originale, ma questi sono dettagli in fondo irrilevanti: l'importante sono i contenuti e l'essenziale è che siano buoni. E personalmente ho trovato questa lettura davvero piacevole, molto scorrevole ed allo stesso tempo profonda ed interessante; certo non priva di retorica in qualche passaggio, ma complessivamente vitale e attenta. 
Attribuire vitalità ad un romanzo che ha per protagonista una ragazzina, Hazel Grace, affetta da tumore alla tiroide potrebbe sembrare anacronistico, ma in questo caso non lo è: John Green riesce a raccontare la malattia, e la morte, senza compatimento e con serenità, spesso anche con ironia e leggerezza.
Hazel incontra ad un gruppo di supporto Augustus Waters, un diciassettenne ex giocatore di basket a cui è stata amputata una gamba a causa di un osteosarcoma. La ragazza gli farà conoscere quello che è il suo libro preferito in assoluto ma che rimane interrotto senza fare luce sulla sorte dei personaggi, lasciando intuire la morte della protagonista o comunque l'aggravarsi della sua malattia. I due si interrogano quindi su quello che è stato dopo, su quale è stata la sorte degli altri personaggi. 
Domande che trascendono il romanzo che ha affascinato i due protagonisti e che nascono dalla loro particolare condizione, dalla consapevolezza della morte eccezionalmente viva in loro a causa della malattia. E mentre per Hazel la maggiore preoccupazione è quella di diventare fonte di dolore per coloro che le vogliono bene, come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere anche se non si sa bene quando, Augustus è tormentato dalla voglia di lasciare un segno, un qualcosa di tangibile che ricordi il suo passaggio in questo mondo, che egli è esistito.

Le parole lontane del fuoco

Per una volta ho ceduto e mi sono lasciata tentare dalla copertina. Si, lo so che l'aspetto esteriore non conta, ma qualche volta anche l'occhio vuole la sua parte ( e lo dice una che nella sua vita ha letto un  sacco di libri bellissimi con copertine a dir poco orrende...) ed ho ceduto! Ho preso un libro semplicemente perché mi ispirava, senza aver la minima idea di chi fosse l'autrice e senza averne mai sentito parlare. 
Io poi per queste cose ho un sesto senso che nella maggior parte dei casi ci azzecca, poi però ci sono anche rare volte in cui fa cilecca. Questa volta il libro prescelto è stato Le parole lontane del fuoco e se il mio fiuto non ha proprio fallito del tutto devo comunque ammettere che avrebbe potuto applicarsi un po' di più!
Il romanzo è ambientato nel piccolo paese di Prospect, a Cape Cod e la storia ruota attorno in particolare alla salina che da generazioni appartiene e viene lavorata dalle donne della famiglia Gilly. A questo sale la tradizione attribuisce anche proprietà magiche e ogni dicembre viene allestito un falò tra le cui fiamme una Gilly deve buttare una manciata di sale: a seconda del colore sprigionato dalla fiamma si potrà predire la sorte per l'anno a venire. 
Jo sembra essere nata per quel duro lavoro mentre Claire rifiuta ogni legame con la salina fino a lasciarsi brutalmente alle spalle ogni legame con il passato. Passato che però tornerà ad affiorare condizionando immancabilmente il presente. 
Pur avendo delle potenzialità la trama si riduce ad elementi triti e ritriti, tanto che il lettore può ben immaginare quale sarà il destino dei personaggi prima che questo si compia. 
Allo stesso modo i personaggi non riescono del tutto a farsi amare ed il loro comportamento rimane spesso incomprensibile (a volte illogico), elemento questo potenzialmente positivo in quanto potrebbe stimolare l'interesse nel lettore ma che viene vanificato dalla prevedibilità delle azioni che vengono fatte compiere ai personaggi. 
Il finale poi è piuttosto strambo: nelle poche pagine finali l'autrice sembra voler cancellare anni di lotte e tragedie con un happy ending in stile classico che, francamente, in questo caso avrei preferito di gran lunga non trovare. 
A questa storia manca un non so chè, un pizzico di pepe, anche se in questo caso sarebbe meglio dire di sale... 

Wuthering Heights


L'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Emily Brontë realizzato dalle regista Andrea Arnold colpisce subito per l'inusuale scelta tecnica e stilistica di girare in quattro terzi (4:3), ritagliando quindi le immagini ai margini e riducendo l'area visibile, con lo scopo di focalizzare l'attenzione sui dettagli.
Per quanto riguarda l'aspetto essenzialmente narrativo, la Arnold rimane fedele alla vicenda narrata nel romanzo: Mr. Earnshaw, di ritorno da un viaggio a Liverpool, porta con se a Wuthering Heights, la sua casa, un orfano dalla pelle scura trovato mentre mendicava per le strade della città. Il ragazzo, battezzato con il nome di Heatcliff, diventa il compagno di giochi prediletto di Catherine, la secondogenita di Mr. Earnshaw. Al contrario, Hindley, figlio primogenito di Mr. Earnshaw e fratello maggiore di Catherine, detesta e maltratta anche fisicamente Heatcliff, che subisce in silenzio ma che all'occorrenza sa volgere a proprio favore la situazione.
Quando Cathy accetta di sposare Edgar Linton, primogenito della ricca famiglia di Thrushcross Grange e giovane sensibile e di buone maniere, malgrado sia innamorata di Heatcliff, quest'ultimo decide di andarsene in cerca di fortuna. Tornerà dopo qualche anno dopo aver accumulato, non
si sa come, un'enorme ricchezza ed avendo abbandonato quello stato di degrado mentale e fisico in cui l'aveva costretto Hindley.
Heatcliff, ancora innamorato della vecchia compagna di giochi e ancora più incollerito dal desiderio di vendetta covato per tutti quegli anni, torna da Cathy, ora Mrs. Linton, per reclamarla. Cathy, devota al marito e contemporaneamente legata ad Heatcliff da un amore selvaggio e unico, muore di consunzione dando alla luce una bambina.
Nel film della Arnold la narrazione si ferma a questo punto, con Heatcliff disperato per la morte di Cathy, che viene invocata anche sotto forma di spirito. Al contrario, il romanzo di Emily Brontë prosegue con il racconto delle vicende della generazione successiva quella di Heatcliff e Catherine, su cui si ripercuotono le scelte e gli atti dei genitori, per poi chiudersi in un'atmosfera di grande serenità, con lo spettacolo dell'amore sbocciato tra due giovani sopravvissuti alla tempesta.
Il film si concentra quindi sull'amore devastante tra Heatcliff e Catherine, di cui la natura selvaggia della brughiera si fa portavoce.
Lo sguardo attento della telecamera si fissa con eguale interesse sulla vastità del paesaggio come suo piccoli particolari: un libro aperto, una piuma, un insetto che cammina su un filo d'erba, un fiore dell'albero nel giardino.
Andrea Arnold estrapola dal romanzo gli elementi essenziali e mette in scena il contesto: la natura, presente con i suoni, i colori, gli odori.
I dialoghi sono pochi, perché non necessari, e ribadiscono con le parole ciò che era già stato detto (e compreso) dalle immagini e dai gesti.
"Come il vento che batte implacabile la brughiera, così il protagonista di James Howson respira, soffia, e prende alla schiena, squassando la capricciosa e incostante Cathy di Kaya Scodelario".




The Help

La scorsa settimana sono entrata in una libreria con la voglia incontrollabile di comprare un nuovo libro. Mi sono fidata del mio istinto e ho preso The Help perché "mi ispirava". 
Le voci narranti del romanzo (e protagoniste) sono tre: Aibileen Clark, domestica afro-americana che ha trascorso la vita a crescere i figli delle famiglie presso cui era a servizio e a cui, ironia della sorte, è da poco morto l'unico figlio; Minny Jackson, la migliore amica di Aibileen, licenziata più volte dal suo impiego di domestica per il suo caratteraccio malgrado il bisogno costante di denaro per mantenere la sua numerosa famiglia; e Eugenia "Skeeter" Phelan, una giovane ragazza bianca neo-laureata con il sogno di fare la scrittrice. 
Dopo la laurea, conseguita nell'estate del 1962, Skeeter torna nella sua città natale, Jackson, nel Mississippi e rimane sconvolta nello scoprire che Constantine, la governante di colore che l'ha cresciuta, e a cui è legata da profondo affetto, non lavora più presso la sua famiglia. E nessuno le vuole dire che cosa le sia accaduto.
Il sogno di Skeeter di diventare scrittrice la porta ad intraprendere un progetto molto pericoloso che scuoterà la società razzista di Jackson: con l'aiuto di Aibileen e di Minny (che prima opporrà qualche resistenza ma che poi sarà quella che si metterà più in pericolo per salvare le altre), Skeeter scrive un libro che racconta cosa vuol dire essere una donna di colore a servizio in una famiglia di bianchi nel sud degli Stati Uniti negli anni sessanta. 
Ma per realizzare il suo progetto Skeeter ha bisogno dell'aiuto di numerose coraggiose donne di colore, oltre a Minny ed Aibileen, che le raccontino la loro esperienza di domestiche in modo che poi lei possa rielaborare questi racconti (stando anche bene attenta a cambiare i nomi delle persone e dei luoghi).  
Dai racconti di queste donne emerge una realtà difficile e contraddittoria: da una parte ci sono delle leggi razziste che impediscono ai neri di entrare nelle biblioteche, nelle scuole e nei locali dei bianchi e alle domestiche di colore di usare lo stesso bagno dei padroni e di pranzare al loro stesso tavolo; dall'altra parte c'è però il profondo affetto che lega i bambini bianchi alle loro tate di colore e la generosità di una padrona bianca che porta tutti i giorni un pasto caldo alla sua domestica quando deve rimanere per un periodo a casa per prendersi cura del nipote rimasto cieco dopo essere stato aggredito da un gruppo di bianchi razzisti. 
Lavorando fianco a fianco Skeeter, Aibileen e Minny imparano a conoscersi e danno prova della forza che può scaturire dal sostegno reciproco. 
The Help tratta sicuramente un tema importante e complesso, ma riesce a presentarlo in maniera piacevole, lasciando spesso spazio all'ironia (non si può non ridere nello scoprire come Minny si sia, giustamente, vendicata della sua ex padrona Hilly, tipica donna del sud degli anni sessanta con la testa imbottita di pregiudizi razzisti e di una buona dose di ignoranza e cattiveria).
Devo dire che neanche questa volta il mio intuito nella scelta dei libri mi ha tradito!! 

“Siamo semplicemente due persone, e non sono molte le cose che ci separano. Molte meno di quanto si pensi.”

Guglielmo Scilla alla Feltrinelli

Sapete chi è Guglielmo Scilla, vero? Bè, per chi ancora non lo sapesse è un ragazzo che circa quattro anni fa ha aperto il proprio canale YouTube con lo pseudonimo di Willwoosh raggiungendo qualcosa come 300.000 visualizzazioni per ogni singolo video. Insomma, nel giro di un anno è diventato una vera e propria star del web. E più di recente ha anche aperto un secondo canale in cui inserisce video "più scialli" come li definisce lui stesso.
Successivamente diventa conduttore radiofonico del programma A tu per Gu su Radio Deejay.
Adesso è in libreria con il suo primo libro 10 Regole per fare innamorare, scritto a quattro mani con l'amica Alessia Pelonzi
Siccome trovo che i suoi video siano molto divertenti e anche il programma radio non è niente male (anche se purtroppo non riesco quasi mai a sentirlo in diretta e quindi mi scarico i podcast) sono stata contenta di scoprire che era prevista per il 12 marzo un incontro con lui alla Feltrinelli di Genova.
E così questo pomeriggio mi sono avviata verso la Feltrinelli canticchiando mentalmente la sigla di A tu per Gu. Pur essendo arrivata discretamente in anticipo ho trovato già un sacco di persone che aspettavano ed essendo finiti i posti a sedere, sono rimasta in piedi, ma per fortuna in un punto con una buona visuale. 
Guardandomi intorno mi veniva da ridere perché rispetto all'età media del pubblico ero praticamente una vecchia (e notare che ho solo 21 anni, non duecento): erano quasi tutte adolescenti e femmine, inframezzate da qualche raro rappresentante dell'altro sesso. 
Quando poi è arrivato, Guglielmo ha risposto simpaticamente, insieme ad Alessia Pelonzi ed a Cristiano Bordone (regista dell'omonimo film con protagonista Guglielmo) alle domande che venivano poste, raccontando divertenti aneddoti, per esempio di come sia entrato in possesso della sua prima parrucca. Il fratello doveva fare la maturità e siccome non sapeva niente avevano ideato un piano fantastico: tramite un'auricolare Guglielmo, sulla macchina fuori da scuola, gli avrebbe suggerito le risposte esatte. Ma il fratello di Guglielmo aveva i capelli corti ed era quindi necessario trovare il modo per nasconderle l'auricolare: ed ecco la parrucca! Una molto verosimile parrucca di lunghi capelli neri con frangetta! Inutile dire che il piano non è poi stato messo in pratica (malgrado la sua genialità). 
Oppure di quando Guglielmo e Alessia hanno finto di essere inglesi per reggere il gioco ad una loro amica che per fare colpo su un ragazzo aveva finto di essere una tipa mega ricca, strafiga e naturalmente con degli amici strafighi (ed è qui che sono entrati in gioco Guglielmo e Alessia). Chissà se il tipo c'è cascato, visto che Gugliemo, dimenticandosi dei nomi precedentemente stabiliti, si è presentato con un italianissimo "ciao, io sono Guglielmo"...
Insomma, è stato molto divertente!
Venuto poi il momento di farsi autografare il libro le adolescenti che mi circondavano sono come impazzite! E più passava il tempo (c'era parecchia gente e si è dovuto aspettare un bel po') più sembravano in preda ad un raptus! Quelle in fila davanti a noi (più tardi mi ha poi raggiunto Gianluca) erano addirittura tarantolate!! In confronto io avevo lo stesso entusiasmo di uno che è in fila alla posta. 
Comunque alla fine siamo riusciti anche noi ad avere la nostra copia autografata (e io credo anche un bel paio di vene varicose per quanto sono stata in piedi oggi e nei giorni scorsi)! 
E a proposito di autografi, mi viene in mente che dovrei cercare di elaborare una firma davvero figa, io che ho una calligrafia orrenda, per quando sarò famosa e vincerò l'Oscar! La mia firma è davvero troppo banale!!









Mentre aspettavo che Blogger mi caricasse le foto mi sono messa a leggere 10 Regole per fare innamorare. Sono arrivata solo a pagina 22 e malgrado io sia nella seconda categoria identificata nelle prime pagine del libro, cioè di quelli che hanno comprato il libro pieni di fiducia soltanto perché l'ha scritto Willwoosh, posso dire sinceramente che promette bene e che si presenta subito come un libro divertente ed ironico sulle gioie ed i dolori dell'amore.

La chimera

L'11 settembre 1610 Antonia venne accusata di stregoneria e arsa viva nel paese di Zardino, nel novarese.
L'autore, servendosi di una finzione letteraria simile a quella usata da Manzoni in apertura dei Promessi sposi, ci racconta la storia di Antonia di cui è venuto a conoscenza grazie al fortuito ritrovamento degli atti del processo che si tenne nei confronti della strega di Zardino. 
Ma la storia di Antonia diventa quasi un pretesto per realizzare un affresco, attento e a tratti aspramente ironico, della società seicentesca italiana, con le sue contraddizioni e superstizioni. 
Del carattere della protagonista infatti poco si sa: era di una bellezza notevole, con lunghi capelli neri e un neo sul labbro superiore ed aveva un temperamento riflessivo. Ma di quello che pensava e provava esattamente nel periodo di prigionia, durante le torture e il processo e, ancora prima, nella sua casa di Zardino non è dato sapere. Del resto negli atti processuali non si indulgeva certo in un'accurata descrizione del carattere della strega sotto accusa (e, di solito, condannata fin dall'inizio). E quindi quello che aveva in animo Antonia ce lo possiamo solo immaginare. 
Molto accurata è invece la descrizione del mondo, della realtà in cui Antonia visse. Dalla nebbia del passato vengono fatti riemergere personaggi a volte comici e persino grotteschi, a volte colmi di tristezza. E attraverso questi personaggi emergono dei modelli umani, che nel caso specifico si muovono in un contesto sociale seicentesco, ma che continuano ad essere attuali. 
E la vita umana viene vista in modo sostanzialmente pessimista, in una storia che non prevede vincitori, né buoni né cattivi in senso assoluto perché ognuno ha le proprie colpe, i propri peccati. E ognuno è vinto dalla vita stessa. 
Per questo romanzo storico Vassalli vinse nel 1990 il Premio Strega e il Premio Selezione Campiello: ulteriore conferma del fatto che si tratta di un pezzo di rara bravura di cui vi consiglio la lettura.

"Per cercare le chiavi del presente, e per capirlo, bisogna uscire dal rumore: andare in fondo alla notte, o in fondo al nulla, magari laggiù, un po' a sinistra e un po' oltre il secondo cavalcavia, sotto il "macigno bianco" che oggi non si vede. Nel villaggio fantasma di Zardino, nella storia di Antonia. E così ho fatto."

Matilde

Qual è stato il primo libro di cui vi siete letteralmente innamorati?
Il mio primo amore letterario è stato senza dubbio Matilde di Roald Dahl! E penso che tutti quelli che l'hanno letto saranno d'accordo con me nel dire che è un libro fantastico.
A renderlo così speciale è Matilde, la piccola protagonista del romanzo. Matilde è una bambina molto, molto speciale: a tre anni ha imparato a leggere da sola ed a quattro anni ha già letto tutti i libri della biblioteca pubblica (e non solo quelli per bambini). Tutto questo malgrado i suoi genitori che la maltrattano spesso, quando non l'ignorano del tutto: il padre rivenditore disonesto di auto usate e la madre fissata del bingo. 
In Matilde, i cui unici amici sono i libri attraverso cui vive fantastiche avventure, si insinua poco alla volta la sovversiva idea che i bambini possano punire i genitori, quando si comportano male. E così il signor Dalverme si ritrova con il cappello incollato alla testa e con la casa invasa dai fantasmi.
Quando finalmente Matilde riesce a convincere i suoi genitori ad iscriverla alla prima elementare si annoia talmente (perché già troppo avanti rispetto ai compagni) che la sua intelligenza deve pur manifestarsi in qualche modo: così le esce dagli occhi. Quando si concentra, gli occhi di Matilde diventano incandescenti e da essi si sprigiona un potere magico, espressione delle potenzialità nascoste del cervello umano di cui utilizziamo solo una minima parte.
Grazie a questo suo potere Matilde riuscirà ad avere la meglio sulla perfida direttrice, la signorina Spezzindue, che punisce gli alunni chiudendoli nello Strozzatoio o usandoli per allenarsi nel lancio del martello.
Andando a scuola Matilde conoscerà anche la signorina Dolcemiele, maestra nella classe di Matilde, e imparerà che non tutti gli adulti sono cattivi e che cosa si prova ad essere amati.
Insomma, Roald Dahl sembra volerci dire che l'intelligenza e la cultura, unite ad un po' di fantasia, sono le uniche armi che si possono usare contro l'ottusità, la prepotenza e la cattiveria.
E mi sembra che questo sia davvero un grande insegnamento!







Colazione da Tiffany

Avendo sempre amato il film Colazione da Tiffany con Audrey Hepburn, non ho esitato a comprare il libro di Truman Capote da cui è tratto quando l'ho visto in bella mostra sullo scaffale di una libreria.
A essere sincera, però, il libro mi ha deluso un pochino: trovo che alla Holly del romanzo manchi l'allegra malinconia datale dalla Hepburn che l'ha resa un personaggio indimenticabile.
Ma a deludermi é stato soprattutto il finale che è diverso da quello del film e che non appaga le mie fantasticherie romantiche.
Detto questo, rimane comunque un romanzo piacevole e molto veloce da leggere.

Un giorno

Emma e Dexter si incontrano per la prima volta il 15 luglio 1988, l'ultimo giorno di università, quando sta per cominciare una nuova epoca. 
La loro vita ci viene narrata attraverso le cose che capitano loro il 15 luglio di ogni anno, che per loro rimarrà una data importantissima.
Emma e Dexter sono due persone molto diverse: Emma è insicura, inconsapevole della sua bellezza, adora le questioni di principio e i grandi ideali e fatica molto per trovare la sua strada nella vita; Dexter invece è bello e sicuro di se, ricco e donnaiolo.
Per venti anni si inseguiranno, tenendosi in contatto, raccontandosi ogni cosa, pensando all'altro con nostalgia e desiderio, senza poter mai dire a se stessi che è vero amore.

Dal romanzo è stato tratto l'omonimo film che ha per protagonisti Anne Hathaway (secondo me davvero perfetta per la parte) e Jim Sturgess. Non vedo l'ora di vederlo, anche perché il regista è lo stesso di An education, altro film che mi è piaciuto moltissimo.  



" Vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo, di solito il consiglio era questo, ma chi aveva l'energia sufficiente per farlo? E se pioveva o eri di cattivo umore? Era poco pratico, tutto qui. Molto meglio cercare di essere buoni e coraggiosi e audaci e cambiare le cose in meglio. Non proprio cambiare il mondo, ma il pezzettino di mondo intorno a te. Esci allo scoperto con la tua passione e la tua macchina da scrivere e impegnati al massimo per...qualcosa. Magari cambia la vita degli altri con l'arte. Coltiva le amicizie, non tradire i tuoi principi, vivi intensamente, appassionatamente. Apriti alle novità. Ama e fatti amare, se ti capita la fortuna. "

Il mondo di Sofia


Ho appena finito di leggere "Il mondo di Sofia", un romanzo sulla storia della filosofia.
L'eccentrico filosofo Alberto Knox coinvolge la quindicenne Sofia Amundsen in un corso di filosofia per corrispondenza. Alberto guida Sofia attraverso secoli di pensiero filosofico, da Democrito a Freud.
Allo stesso tempo però "Il mondo di Sofia" racconta la storia di Hilde Moller Knag, che riceve in regalo per il suo quindicesimo compleanno un romanzo scritto dal padre che racconta la storia di Sofia Amundsen.
Di questo romanzo mi è piaciuta molto la parte filosofica, cioè quella in cui Alberto Knox spiega a Sofia il pensiero dei vari filosofi. I vari concetti sono spiegati in modo chiaro e ben comprensibile.
Invece mi sono piaciute meno le parti dedicate alle vite di Sofia ed Hilde, e per essere sincera non credo di avere capito del tutto il modo in cui si sono sviluppati gli eventi, anche se ho varie teorie a riguardo. Forse una seconda lettura, fatta con un po' più di concentrazione (il romanzo l'ho finito a notte fonda dopo una giornata piuttosto stancante), potrebbe aiutare a chiarire i punti oscuri.
Comunque consiglio la lettura di questo romanzo perché trovo utile e interessante conoscere gli aspetti fondamentali della filosofia, e un romanzo è sicuramente un modo più divertente per avvicinarsi alla filosofia rispetto ad un libro scolastico.

Prepariamoci




Avevo voglia di leggere qualcosa di nuovo, così sono andata in libreria e ho puntato decisa verso il nuovo libro di Luca Mercalli Prepariamoci, spinta dal mio recente interessamento per le questioni ambientali e da un'intervista fatta all'autore nel programma Le storie_Diario italiano di Corrado Augias. E devo dire che il libro non mi ha affatto deluso, anzi lo consiglio a tutti per la straordinaria chiarezza con cui spiega temi così complessi, che risulterebbero incomprensibili ai più se trattati con un linguaggio strettamente scientifico. 
Ci troviamo in un' epoca di crisi: climatica, energetica, economica e chi ne ha più ne metta. Ma sembra che l'incombere della catastrofe non interessi a nessuno, anzi si tende a definire catastrofista chi ci mette in guardia spiegandoci in modo oggettivo e basandosi su dati scientifici la situazione in cui ci troviamo e le sue probabili catastrofiche evoluzioni future. 
Preso atto della situazione precaria in cui si trova il nostro pianeta è necessario che ognuno nel suo piccolo prenda dei provvedimenti per scongiurare la catastrofe e per affrontare serenamente un futuro incerto. E Mercalli ci presenta alcuni accorgimenti per vivere in un modo più ecosostenibile, con meno risorse, con meno energia e spreco di energia e meno abbondanza, ma forse con più felicità (come recita il sottotitolo del libro). 
Nel far questo Mercalli, e forse è l'aspetto che più mi è piaciuto di questo libro, ci racconta quello che è il suo stile di vita, la sua esperienza personale, semplice ma senza alcuna rinuncia: pannelli solari sul tetto che forniscono tutta l'energia elettrica di cui si ha bisogno e che fanno guadagnare a lungo 
termine; un orto da cui ottenere tutto ciò di cui c'è bisogno; fare la spesa tenendo conto non solo della convenienza economica ma anche dei 
materiali con cui viene imballato un prodotto in previsione della raccolta differenziata; comprare automobili piccole ed efficienti da utilizzare solo per gli spostamenti indispensabili; bere acqua del rubinetto; mettere vetri alle finestre che evitino la dispersione del calore; fare la raccolta differenziata; fare la doccia piuttosto che il bagno per consumare meno acqua; spegnare sempre le luci quando non servono...





Bianca come il latte rossa come il sangue

Leo è un sedicenne alle prese con il suo primo amore, Beatrice; gioca a calcetto e fa gare con il motorino con il suo migliore amico Niko; si confida con la migliore amica Silvia e si fa aiutare da lei nello studio.
La vita di Leo viene sconvolta dalla scoperta che Beatrice è affetta da leucemia.
Da quel momento Leo comincia un percorso di crescita che lo porterà a riscoprire i propri genitori e le persone che gli sono accanto.
Scopre così di non essere solo e che ci sono persone sempre disposte ad aiutarlo nei momenti di difficoltà, a cominciare dai propri genitori, in particolare il padre, con cui Leo sente per la prima volta di poter dialogare.
Un'altra figura di riferimento per Leo è il prof. di storia e filosofia, da lui soprannominato il Sognatore. Egli riesce a contribuire alla crescita di Leo mettendo in gioco se stesso e non limitando i propri insegnamenti al ristretto campo delle sue competenze professionali.
Stare vicino a Beatrice morente permette a Leo di capire quello che vuole veramente, quello che ha veramente a cuore ed in questo modo scopre l'amore dove non si aspettava di trovarlo.
Forse l'autore, Alessandro d'Avenia, come il prof. del romanzo è un po' un sognatore, ma è bello vedere, almeno per una volta, gli adolescenti rappresentati non in modo negativo come persone in una fase di transizione che rende difficile relazionarsi con loro e che deve essere al più presto superata  possibilmente con il minor numero di danni possibili, ma con una complessità di sentimenti forse addirittura maggiore rispetto a quella degli adulti. 



" Io lo sto cercando il mio sogno. Il segreto è porre le domande giuste alle cose e alle persone che ci stanno a cuore e stare a sentire cosa il cuore risponde. "