La chimera

L'11 settembre 1610 Antonia venne accusata di stregoneria e arsa viva nel paese di Zardino, nel novarese.
L'autore, servendosi di una finzione letteraria simile a quella usata da Manzoni in apertura dei Promessi sposi, ci racconta la storia di Antonia di cui è venuto a conoscenza grazie al fortuito ritrovamento degli atti del processo che si tenne nei confronti della strega di Zardino. 
Ma la storia di Antonia diventa quasi un pretesto per realizzare un affresco, attento e a tratti aspramente ironico, della società seicentesca italiana, con le sue contraddizioni e superstizioni. 
Del carattere della protagonista infatti poco si sa: era di una bellezza notevole, con lunghi capelli neri e un neo sul labbro superiore ed aveva un temperamento riflessivo. Ma di quello che pensava e provava esattamente nel periodo di prigionia, durante le torture e il processo e, ancora prima, nella sua casa di Zardino non è dato sapere. Del resto negli atti processuali non si indulgeva certo in un'accurata descrizione del carattere della strega sotto accusa (e, di solito, condannata fin dall'inizio). E quindi quello che aveva in animo Antonia ce lo possiamo solo immaginare. 
Molto accurata è invece la descrizione del mondo, della realtà in cui Antonia visse. Dalla nebbia del passato vengono fatti riemergere personaggi a volte comici e persino grotteschi, a volte colmi di tristezza. E attraverso questi personaggi emergono dei modelli umani, che nel caso specifico si muovono in un contesto sociale seicentesco, ma che continuano ad essere attuali. 
E la vita umana viene vista in modo sostanzialmente pessimista, in una storia che non prevede vincitori, né buoni né cattivi in senso assoluto perché ognuno ha le proprie colpe, i propri peccati. E ognuno è vinto dalla vita stessa. 
Per questo romanzo storico Vassalli vinse nel 1990 il Premio Strega e il Premio Selezione Campiello: ulteriore conferma del fatto che si tratta di un pezzo di rara bravura di cui vi consiglio la lettura.

"Per cercare le chiavi del presente, e per capirlo, bisogna uscire dal rumore: andare in fondo alla notte, o in fondo al nulla, magari laggiù, un po' a sinistra e un po' oltre il secondo cavalcavia, sotto il "macigno bianco" che oggi non si vede. Nel villaggio fantasma di Zardino, nella storia di Antonia. E così ho fatto."

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