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TI PORTO LA LUNA

Paolo Attivissimo, Luigi Pizzimenti, Luna, Apollo 17
Paolo Attivissimo e Luigi Pizzimenti sono andati alla NASA e ci hanno portato la Luna. Letteralmente! Nelle scorse settimane hanno girato l'Italia per mostrare un campione di crosta lunare raccolto nel 1972 durante la missione Apollo 17. Questo pomeriggio hanno fatto tappa a Genova: ascoltarli e mettere il naso a pochi centimetri dalla Luna è stata un’esperienza unica.

Paolo Attivissimo, Luigi Pizzimenti, Luna, Apollo 17

Attraverso dati scientifici, aneddoti e curiosità abbiamo imparato molte cose. Mi sconcerta sempre pensare quanto poco io sappia sullo spazio. Certo, a scuola abbiamo studiato stelle e pianeti, ma memorizzare cifre e numeri, massa, densità e distanza non è mai stato il mio forte. Oggi invece siamo stati messi di fronte al racconto dell'incredibile esperienza vissuta da tre uomini. A 43 anni di distanza è stato emozionante vedere nelle riprese dell'epoca l'equipaggio dell'Apollo 17 saltellare sulla superficie della Luna, raccogliere campioni, fotografare l'orizzonte, manovrare il rover lunare e poi intraprende il viaggio di ritorno verso casa.

Paolo Attivissimo, Luigi Pizzimenti, Luna, Apollo 17

Eugene A. Cernan, Ron Evans e Harrison Schmitt, come tutti quelli che sono stati nello spazio, hanno corso notevoli rischi nello svolgere anche le operazioni più semplici. Per fare un esempio, la ridotta gravità, unita alla rigida tuta indossata dagli astronauti, rende difficile camminare sulla Luna (da qui la tipica andatura saltellante adottata per la prima volta per muoversi con una certa velocità). In quelle condizioni capita di perdere l'equilibrio e cadere. Il pericolo è che nella caduta si squarci una qualche parte della tuta spaziale, con conseguenze potenzialmente drammatiche.

Paolo Attivissimo, Luigi Pizzimenti, Luna, Apollo 17

Durante questa missione vennero prelevati 110 kg di rocce lunari. Il campione in questione è stato raccolto da Harrison “Jack” Schmitt e quello che abbiamo visto questo pomeriggio esposto presso il Museo di Storia Naturale ne è una porzione. Con i suoi 3,75 miliardi di anni è più antico del 99,99% di tutte le rocce terrestri reperibili in superficie.
Per Schmitt che è un geologo, poter non solo studiare, ma vedere con i propri occhi un terreno alieno è stata sicuramente un'esperienza ai limiti dell'incredibile.
E anche il viaggio di Luigi Pizzimenti e Paolo Attivissimo da Houston fino a qui è stato piuttosto incredibile, perché certo ha dell'incredibile ritrovarsi a spiegare alle guardie di un aeroporto statunitense che in quella valigetta imbottita e ben sigillata si sta trasportando un frammento di Luna.
Sembra fantascienza, e di quella migliore.

Paolo Attivissimo, Luigi Pizzimenti, Luna, Apollo 17

AL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO

Sono stata al Salone internazionale del libro a Torino, ma dalle foto che ho sull'iPhone si penserebbe più al Comic-Con o ad una convention a tema Star Wars.
Immagino sia inutile consigliarvi di andarci perché oggi e domani sono gli ultimi giorni e forse quando leggerete questo post sarà troppo tardi per partire alla volta di Torino. Allora prendetelo come un consiglio per l'anno prossimo.

Oltre che per l'enorme quantità di case editrici (più o meno grandi, più o meno conosciute, tradizionali o digitali), la fiera del libro è interessante anche per gli eventi che propone. Io ho partecipato a un incontro sul tema del diritto d'autore per self-publisher e blogger. Si è parlato di social network, di Facebook che può utilizzare ogni contenuto da noi pubblicato senza aver bisogno del nostro consenso e di come internet non sia un anonimo pozzo senza fondo da cui attingere immagini e altro. 
Nel primo pomeriggio ho assisto all'intervento di Alberto Angela, che con la consueta chiarezza ci ha fornito un quadro complessivo e qualche aneddoto su Pompei, sul lavoro di archeologi, vulcanologi e antropologi per ricostruire gli eventi e i costumi di una società. 
Naturalmente ho comprato un paio di libri (impossibile andarsene senza), uno dei quali non ero riuscita a trovare in nessun altro posto. E poi ho camminato tanto curiosando di qua e di là. In questo l'app dedicata all'evento si è rivelata molto utile: l'opzione di ricerca integrata alla mappa ci ha aiutato più volte ad orientarci all'interno degli ampi padiglioni. I programmatori che l'hanno realizzata hanno fatto un ottimo lavoro.




Voi cosa avete fatto/visto/comprato al Salone del libro?

IL MOSTRO DI LOCH NESS ODIA I PAPARAZZI

Loch Ness, Nessie, mostro, leggende, fantasia
La più famosa fotografia del nostro di Loch Ness fu scattata 81 anni fa, nell’aprile del 1934, e poi pubblicata sul Daily Mail, un tabloid inglese. Negli anni ’80 venne dimostrato che la sgranata figura immortalata era soltanto un sottomarino giocattolo mezzo emerso fuori dal pelo dell’acqua. Il marchingegno era stato costruito da tale Christian Spurling, genero di un cacciatore scozzese che mesi prima aveva gridato ai quattro venti di aver trovato tracce di Nessie, per poi essere impietosamente smentito dal Daily Mail. La famosa fotografia fu scattata, un po’ per scherzo, un po’ per vendetta, dal medico Robert Kenneth Wilson, amico di Spurling, che poi si assicurò di farla avere al giornale. 
Niente mostro dunque, ma come il doodle di oggi ci ricorda, un pizzico di magia e mistero, addolciti da una spruzzata di ironia, rendono la vita un po’ più interessante! 
Loch Ness, Nessie, Google, leggende, fantasia

"VEDEM!", IL GIORNALE DEI RAGAZZI DI TEREZIN

La giornata di oggi è ormai volta al termine, ma, se anche questo post dovesse essere pubblicato domani per mancanza di tempo, non mi preoccupo: lo scopo della Giornata della Memoria è proprio quello di ricordare, e non per un solo giorno all’anno. 
Vorrei celebrare questa ricorrenza raccontandovi qualcosa che ho scoperto nel corso delle ricerche per la mia tesi di laurea. 

Theresienstadt era un campo di concentramento non molto distante da Praga. In più occasioni i nazisti se ne servirono per scopi propagandistici, spacciandolo per “la città che Hitler regalò agli ebrei”, un luogo in cui le giornate trascorrevano serene tra svaghi e divertimenti. In realtà Terezín (questo era il soprannome del campo) non fu altro che l’anticamera per Auschwitz: 33.419 persone vi morirono per malnutrizione e malattia (16 furono giustiziati per futili motivi come l’aver scritto alla propria famiglia senza autorizzazione). Dei 15.000 bambini, al di sotto dei 15 anni, transitati per Terezín solo circa 1000 sopravvissero alla Shoah.

Nei tre anni in cui il campo rimase attivo i prigionieri cercarono di garantire ai propri figli un’infanzia ed un’adolescenza il più normale possibile. Alcune camerate furono pertanto riservate ai più giovani. In questo modo si cercò anche di proteggerli dal sovraffollamento, dalle epidemie e dalla miseria. 
I ragazzi che vivevano nella stanza n.1 del blocco L 417, tutti tra i quattordici ed i quindici anni (erano divisi secondo l'età nelle dieci camere dell'edificio), incoraggiati dal loro sorvegliante, il professor Walter Eislinger, cominciarono nel 1942 a pubblicare un settimanale intitolato <<Vedem!>> (Avanziamo!). Quest'attività certo non sarebbe stata approvata dalle SS e per di più i ragazzi non disponevano dei mezzi materiali. Così il giornale, invece di essere pubblicato nel vero senso della parola, veniva scritto in un'unica copia e poi letto ad alta voce ogni venerdì sera. Questo per oltre due anni, fino al 1944. 
In ogni numero di Vedem! si potevano trovare racconti della vita a Terezín, poesie, disegni e recensioni di spettacoli, tra cui, naturalmente, anche Brundibár, l’operetta per bambini di cui mi sono occupata nella mia tesi (insieme al singspiel L’Imperatore di Atlantide). 
I manoscritti originali, in totale circa ottocento pagine, vennero fortunatamente salvati per poi essere raccolti in un unico volume pubblicato nel 2012 con il titolo We are children just the same

Ogni numero del giornale era realizzato sotto la supervisione di Petr Ginz, che ne era curatore e redattore. Nato nel febbraio 1928, Petr venne deportato a Theresienstadt all'età di 14 anni, in quanto nato da un matrimonio misto. Fu poi seguito dal padre e dalla sorella Eva. Dopo due anni di prigionia fu costretto a salire su uno degli ultimi trasporti in partenza da Terezín. Fu ucciso in una delle camere a gas di Auschwitz a soli 16 anni. Il padre e la sorella sopravvissero e nel maggio del 1945 tornarono a Praga dove la madre li stava aspettando (in quanto tedesca non le fu permesso, durante le deportazioni, di rimanere insieme alla sua famiglia). Petr dovette affrontare da solo la prigionia e poi la morte. Eppure lo fece con grande coraggio: dalle pagine di Vedem! e dagli altri suoi scritti emerge l'immagine di un ragazzo sveglio, dalla mente brillante. Il suo diario è stato pubblicato in inglese con il titolo di The Diary of Petr Ginz 1941–1942.
Oggi, nella Giornata della Memoria, sono Petr e gli altri ragazzi della stanza n.1 che vorrei ricordare.  

Che cos'è la satira?

La satira non è insulto, offesa. 
La satira è intelligente, mordace. È acuta osservazione della realtà. 
È un'amara risata che apre alla riflessione. 
Una vignetta può essere un'arma potentissima. 
L'insulto, come la violenza, è soltanto ignoranza. 
Odio le tue opinioni, ma mi batterò sino alla morte affinché tu possa esprimerle. - Voltaire
(fonte immagine)

Principesse VS cowboy: i giocattoli sessisti

Quando ero piccola la visita al reparto giocattoli di ogni negozio era d'obbligo. La rigida organizzazione con cui le confezioni venivano disposte sugli scaffali saltava subito all'occhio: da una parte i giocattoli per bambine in mille sfumature di rosa, quelli per i maschi dall'altra, nelle loro (più o meno) sobrie confezioni azzurre. 
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Dagli anni '90 a oggi non mi sembra che le cose siano cambiate molto, fatta eccezione per il fatto che il mio desiderio di nuovi giocattoli si è trasformato in una ancora neonata collezione di action figure.
Non pare anche a voi che giocattoli e pubblicità incoraggino spesso una stereotipata separazione dei ruoli? Per i maschi trenini, armi, supereroi e costruzioni, e per le femmine fornetti per i dolci, bambole vestite all'ultima moda e ferri da stiro in miniatura. Come se al mondo esistessero "cose da maschi" a cui le bambine non possono nemmeno avvicinarsi e "cose da femmine" che i maschi dovrebbero vergognarsi a fare. 
E se un bambino volesse giocare a sfornare dolci e una bambina a guardie e ladri? Io a Barbie dottoressa preferivo il kit da sceriffo con distintivo e pistola e queste distinzioni preconcette mi hanno sempre infastidita. La possibilità di esprimersi ne risulta inibita e la personalità si appiattisce su uno stereotipo vecchio di secoli
Allora perché questo Natale non optiamo per regali "neutrali" con cui femmine e maschi possano divertirsi indistintamente e soprattuto assieme? Magari un gioco da tavolo, una scatola di LEGO o un bel libro, come Piccole donne che, come spiega la filosofa Luisa Muraro nella sua recensione, ha ottimi motivi per essere letto e riletto.
Questo romanzo è un capolavoro di astuzia femminile, per centocinquant'anni è riuscito a farsi stampare, tradurre e raccomandare come un romanzo di formazione (un bildungsroman, dicono i letterati) per giovinette di buona famiglia, e ne ha tutti gli ingredienti, in effetti, ma intanto riesce ad annunciare la fine del patriarcato. [...] Volendo usare etichette, per il capolavoro della Alcott, io parlerei di romanzo d'iniziazione. Il romanzo di formazione mostra un percorso per diventare quello che la società domanda o aspetta, mentre il romanzo di iniziazione racconta i passaggi che ti portano a scoprire quella che sei, e a diventare quella che puoi essere, più profondamente.

Perché leggiamo, secondo C.S. Lewis

Perché leggiamo? Nel corso dei secoli molti hanno dato la loro personalissima risposta a questa domanda. Pochi sono riusciti a spiegare l'incanto della lettura con l'acutezza e la poesia di C.S. Lewis. D'altra parte il filologo inglese era un profondo conoscitore del mondo della letteratura, prima di tutto perché era l'argomento del suo corso all'Università di Oxford (dove divenne amico di J.R.R. Tolkien) e poi perché scrittore lui stesso. E' lui l'autore delle Cronache di Narnia, serie di sette magnifici romanzi ambientati in una terra fantastica popolata da fauni, animali parlanti e sirene.  
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Nel suo saggio An experiment in criticism, pubblicato nel 1961, Lewis spiega come lo spirito umano può arricchirsi semplicemente attraverso l'esperienza della lettura.
Quelli di noi che sono lettori da tutta la vita raramente realizzano appieno quanto di noi stessi dobbiamo agli autori. Lo capiamo meglio quando parliamo con un amico che non legge. Egli può essere pieno di bontà e di buon senso, ma vive in un mondo ristretto. In esso noi soffocheremmo. L'uomo che si accontenta di essere solo se stesso è come in prigione. I miei stessi occhi per me non sono abbastanza, vedrò attraverso quelli degli altri. La realtà, anche se vista attraverso gli occhi di molti, non è abbastanza. Vedrò che cosa hanno inventato gli altri. Persino gli occhi dell'intera umanità non sono abbastanza. Mi rammarico che gli incolti non possano scrivere libri. Imparerei molto volentieri come appaiono le cose ad un topo o ad un'ape; ancora di più mi piacerebbe percepire tutte le informazioni e le emozioni di cui il mondo degli odori si carica per un cane.
Leggendo diventiamo altre persone pur rimanendo noi stessi. Vediamo attraverso gli occhi di migliaia di personaggi e facciamo mille nuove esperienze che arricchiscono il nostro pensiero e la nostra anima, anche se noi sul momento non ce ne rendiamo conto. 

Cosa farei io senza l'assurdo?! Frida Kahlo a Genova

Fino all' 8 febbraio 2015 gli splendidi saloni di Palazzo Ducale, a Genova, ospiteranno la mostra dedicata a Frida Kahlo e Diego Rivera, una delle più famose coppie di artisti del '900. Sala dopo sala le opere dei due pittori e coniugi vengono messe a confronto, non solo per sottolineare le differenze stilistiche, ma soprattutto per evidenziare la compenetrazione delle vite di due individui. 

Rivera era diventato un artista apprezzato e famoso per i murali a tematiche sociali realizzati principalmente in edifici pubblici. Lo stile della moglie Frida era ben diverso. Utilizzava gli stessi colori brillanti, ma i suoi occhi neri, anche nell'immobilità dei ritratti, rivelano uno sguardo più acuto e penetrante. Rivera rappresentò una committente come una diva del cinema: abito lungo, unghie laccate di rosso, boccoli biondi. Lo stesso volto, ritratto dalla moglie, rivela occhi leggermente cerchiati e labbra appena segnate dalle prime rughe. Quello dipinto da Frida è un volto reale, l'altro è realizzazione. 

<< Il surrealismo è la magica sorpresa di trovare un leone dentro un armadio in cui eri sicuro di aver riposto camicie >> affermò Frida. Enigmatici, acuti, in una parola, surreali, sono i suoi i lavori che colpiscono maggiormente. 
Frida Kahlo dipingeva il suo mondo, reale ed immaginario, nel quale il marito Diego era sempre presente. Si avvicinò alla pittura dopo un terribile incidente che ne minò per sempre la salute. L'arte divenne la sua ancora di salvezza, un modo per esprimersi, riflettere e raccontare il suo mondo, l'amore burrascoso per Diego, la sua fragilità, se stessa. L'osservatore non può che rimanere impressionato da tanta onestà. 

Vikings: chi erano davvero

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Prodotta da History Channel, Vikings è una serie tv e come tale ha l'obbiettivo di intrattenere (e ci riesce benissimo), ma allo stesso tempo vuole mostrare allo spettatore usi e costumi di questo popolo. Certo la speranza di entrare nel Valhalla infondeva grande coraggio durante la battaglia e questo rendeva i vichinghi guerrieri feroci, ma Vikings mostra quanto 
fosse complessa (per certi aspetti anche avanzata) la loro società.
Allora mi sono chiesta quanto ci sia di realmente storico in Vikings. Quali personaggi della serie tv sono realmente esistiti? Quanto la sceneggiatura si discosta dalla realtà storica? 
Ecco quello che ho scoperto facendo una rapida ricerca. 

RAGNAR Non esistono documenti che attestino l'effettiva esistenza di Ragnar Lodbrók, re semi-leggendario che avrebbe regnato su Svezia e Danimarca nella seconda metà dell'VIII secolo. Secondo il mito, durante il periodo del suo regno intraprese numerose scorrerie lungo le coste britanniche. Morì dopo essere stato... No! Meglio non anticipare niente: aspetteremo la terza stagione (non dovrebbe mancare molto) e quelle successive!

LAGERTHA Secondo me è il miglior personaggio femminile di sempre e a quanto pare anche la Lagertha delle leggende non è da meno! Originaria della Norvegia, era una fanciulla guerriera (shieldmaiden). Come Ragnar, anche Lagertha è un personaggio in cui realtà e mito si fondono. Quando il re della Svezia invase la Norvegia, Ragnar intervenne per respingere l'invasore. Molte donne presero le armi e combatterono al suo fianco. Tra di esse c'era anche Lagertha, il cui ruolo fu essenziale per la vittoria. Ragnar se ne innamorò, la sposò e da lei ebbe un figlio, Fridleif, e due figlie. Poi Ragnar divorziò da lei per sposare un'altra donna e Lagertha tornò in Norvegia dove si risposò a sua volta. Durante un litigio trafisse il marito con una punta di lancia e regnò al suo posto. 

ROLLO Hrolfr, meglio conosciuto come Rollone, visse tra l'845 e il 932. Bandito dalla Norvegia, alla testa di una banda di Vichinghi saccheggiò a più riprese le coste del Mare del Nord e il canale della Manica. Nel 910 arrivò a minacciare Parigi. Temendo nuove scorrerie il re carolingio Carlo il Semplice gli cedette parte della Neustria ed in cambio Rollone fece atto di sottomissione e si convertì al cristianesimo. Durante la cerimonia d'investitura, arrivato il momento di chinarsi a baciare il piede del re, Rollone si rifiutò ed ordinò ad uno dei suoi guerrieri di farlo al posto suo. Quest'uomo afferrò il piede di Carlo e lo portò alla bocca senza curvarsi facendo cadere il re lungo per terra. La comicità di quest'episodio (non privo di significato politico) ricorderà a chi ha visto Vikings la scena del battesimo di Rollo. In qualità di conte dei Normanni e conte di Rouen, Rollone ebbe di fatto un impatto sull'Inghilterra molto maggiore di Ragnar (con il quale ovviamente non aveva alcun rapporto di parentela). In Vikings Rollo è ancora ben lontano da tali posizioni di potere, ma diamogli tempo...

ASLAUG Regina della mitologia nordica, Aslaug compare nella Saga dei Völsungar ed in quella di Ragnar Lodbrók. In base a questa seconda leggenda, era figlia di Sigurd e Brunilde. Vikings nel raccontare l'incontro di Aslaug e Ragnar rimane fedele al mito: incuriosito dalla misteriosa donna che alcuni dei suoi uomini hanno visto mentre faceva il bagno, Ragnar organizza l'incontro mandandole a dire di presentarsi né vestita né svestita, né affamata né sazia, né sola né accompagnata. Aslaug dimostrò la propria intelligenza arrivando vestita di una rete da pesca, addentando una cipolla ed accompagnata soltanto da un cane. Divenne quindi la terza moglie di Ragnar Lodbrók, dopo Lagertha ed un'altra donna morta prematuramente. I due ebbero quattro figli: Ivar il Senza-ossa, Hvitsek, Ragnvald e Sigurd Occhio di Serpente. 

BJÖRN Con il soprannome di Fianco di Ferro, Björn compare nella breve saga che racconta le imprese dei figli di Ragnar. Secondo questo mito la madre di Björn sarebbe Aslaug e non Lagertha come in Vikings. Björn ed i fratelli saccheggiarono Inghilterra, Galles, Francia ed arrivarono fino in Italia per poi concludere la loro avanzata in Liguria. Tornati in Scandinavia si divisero il regno: a Fianco di Ferro spettarono Uppsala e la Svezia. In Vikings Floki predisse al giovane Björn un destino pieno di vittorie delle quali il padre sarebbe stato invidioso. Che si riferisse a questo? 

ATHELSTAN Mi ha sorpreso scoprire che Athelstan fu un grande re che regnò tra il 924 ed il 939. Nel 927 conquistò quello che rimaneva del regno vichingo e divenne il primo re anglo-sassone a regnare sull'intera Inghilterra. La sua corte fu il principale centro del sapere di tutto il regno. Chissà che cosa hanno in serbo per questo personaggio in Vikings?! 

Trucchi per rimanere concentrati ed essere produttivi

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Al mattino ci alziamo con un sacco di cose in mente da fare ma alla fine della gioranta quante sono state veramente fatte?
Probabilmente mancherà sempre qualche cosa all'appello, un po' perché non si ha il tempo e un po' perché non se ne ha voglia.
Nell'ultimo periodo ho messo in pratica qualche piccolo trucco per cercare di rendere più produttiva la mia giornata e rimanere più concentrata nelle ore di studio.

PORSI QUOTIDIANAMENTE DEGLI OBBIETTIVI. Ogni mattina mi faccio una lista (anche fisica, su un pezzetto di carta qualunque) delle cose da fare nella giornata e, man mano che vengono fatte, le spunto.
Avere davanti agli occhi un elenco di tutte le cose che devo fare mi aiuta ad organizzare meglio la giornata. E la soddisfazione di vedere alla sera tutte le voci spuntate dall'elenco è un ulteriore incentivo a darmi da fare.

USARE UN TIMER. Imposto un timer (di solito della durata di 25 minuti) e mi metto al lavoro. Quando il timer suona faccio una pausa di 5 minuti (solitamente mi piace fare un giro su internet, guardare Instagram e Twitter, ma fare merenda è un'alternativa più che valida).
Dopo questa breve pausa imposto nuovamente il timer e torno ai miei doveri.
In alcuni casi non uso nemmeno un timer reale, ma scandisco il tempo fissando delle tappe, per esempio "arrivo fino alla fine del capitolo e poi pausa di 5 minuti".
Quest'alternarsi di pausa e lavoro mi permette di mantenere più fresca la mente e mi rende lo studio meno pesante. In più quei venti minuti in cui la concentrazione è al massimo rendono molto di più di quattro ore filate con la testa piegata sul libro.

Forse è dovuto più ad un fattore psicologico che altro, ma questi semplici trucchi mi stanno tornando davvero utili!
Quali tecniche usi per essere produttivo nello studio o nel lavoro?
Come pianifichi le tue giornate per riuscire a fare tutto quanto?
Ogni nuovo consiglio è benaccetto! ;)

Mostra di Munch a Genova

"Una sera passeggiavo per un sentiero, da una parte stava la città e sotto di me il fiordo. Il sole stava tramontando; le nuvole erano tinte di un rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura: mi sembrò quasi di udirlo.
Dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando."
Questo è quello che disse Edvard Munch riguardo al suo dipinto più famoso, L'urlo.

A Palazzo Ducale (Genova) fino al 27 aprile sarà possibile visitare la mostra su Munch
Io ci sono stata questa settimana e, probabilmente complice il brutto tempo, sono riuscita a girare le varie sale comodamente, senza troppa gente accalcata difronte ai dipinti. 
In più ai visitatori viene fornita gratuitamente un'audioguida (e di questo sono rimasta piacevolmente stupita perché solitamente sono una spesa aggiuntiva al biglietto d'ingresso).
Protagonista esclusivo della mostra è Munch, di cui viene mostrata l'evoluzione artistica: partendo da dipinti influenzati dai colori forti e vivaci dei fauves, ma in cui si possono già avvertire solitudine e malinconia, fino ad arrivare ai dipinti in cui sono l'angoscia e l'incombere delle morte a predominare. 
E allora i soggetti si fanno più disturbanti: visi scheletrici, pose inquiete, fughe prospettiche che suggeriscono angoscia, cieli rossi a simboleggiare paura e pazzia. 
Il celebre L'urlo non fa parte della mostra, ma vi compare sotto un'ottica inusuale: nella rivisitazione che ne ha fatto Warhol. Ed alla fine del percorso si trovano anche altre opere di Munch viste con gli occhi del maggiore interprete della Pop Art: per esempio le decise linee di contorno tracciate da Warhol rendono più spettrale e cadaverico il corpo femminile del dipinto Madonna, il cui viso diventa quasi un teschio.
La maggior parte delle opere esposte provengono da collezioni private e non capita spesso al grande pubblico di poterle ammirare, perciò consiglio caldamente di visitare la mostra ed anche di tenere d'occhio le future iniziative a Palazzo Ducale perché ogni anno vengono organizzate mostre estremamente interessanti (come quella su Van Gogh e Gauguin dell'anno scorso o quella sui pittori impressionisti dell'anno precedente).

Il Mago di Oz a Wall Street

L'altra sera ho scritto un tweet stupidissimo: riferendomi alla bufera di vento che stava imperversando, ho espresso la speranza che la casa non decollasse per poi andare ad atterrare su una qualche strega cattiva dell'est (Twitter raccoglie tutte le nostre migliori perle di saggezza...). Il riferimento è ovviamente al libro Il meraviglioso mago di Oz, che per altro non ho mai letto ma di cui conosco la trasposizione cinematografica (e per conosco intendo dire che so tutte le canzoni a memoria). Sul momento però non mi ricordavo quale delle due streghe cattive era quella che rimaneva schiacciata dalla casa di Dorothy, se quella dell'est o quella dell'ovest. Per non scrivere cavolate su un argomento tanto importante sono andata a controllare su internet e ho scoperto (e la cosa mi ha stupito) che Il meraviglioso mago di Oz, popolato di fate, streghe, scimmie volanti e spaventapasseri parlanti, sarebbe in realtà un'allegoria della politica monetaria degli Stati Uniti alla fine del 1800.
Pare infatti che nell'ultimo decennio dell'800 in America vi fu un drastico crollo dei prezzi. All'epoca la maggior parte dei contadini dell'ovest degli Stati Uniti erano indebitati con le banche dell'est (ed ecco qui le nostre due streghe) e con l'abbassamento dei prezzi vi fu un aumento dei debiti che naturalmente portò le banche ad arricchirsi a spese dei contadini. 
Per risolvere la situazione alcuni politici populisti proposero di introdurre l'argento come moneta da affiancare all'oro: in questo modo si sarebbe potuta aumentare l'offerta di moneta complessiva innescando l'inflazione che avrebbe fatto abbassare i prezzi riportandoli a livelli normali. Ma, dopo che le elezioni vennero vinte dal repubblicano William McKinley la soluzione presentata dai populisti non venne mai attuata. 
Ai lettori dell'epoca doveva dunque risultare piuttosto evidente come Dorothy incarnasse i tradizionali valori americani e come i Munchkin fossero in realtà le banche dell'est, la Città di Smeraldo immagine di Washington D.C. E così lo spaventapasseri rappresentava i contadini, l'uomo di latta i lavoratori dell'industria ed il Palazzo del Mago la Casa Bianca. 
Mentre la strada gialla su cui Dorothy si avvia, dietro indicazione dei Munchkin, non è altro che la politica economica americana. 
E poi, alla fine del suo viaggio, Dorothy scopre il potere magico delle sue scarpette d'argento (la scoperta che il colore originale era l'argento mi ha sconvolto: le scarpette rosse del musical erano ormai un classico!), d'argento proprio come d'argento avrebbero dovuto essere le monete coniate se fosse stata messa in atto la manovra economica dei populisti. 
Un'interpretazione che certo oggi non ci verrebbe in mente, ma d'altra parte forse è meglio così: meglio godersi un'avventura che scervellarsi sulle quotazioni di borsa...! ;)
Ah, mi ricordavo bene: la strega cattiva che viene schiacciata dall'indelicato atterraggio della casetta di Dorothy è quella dell'Est! 

Alice lontano dal Paese delle Meraviglie

Alice nel Paese delle Meraviglie è uno dei più strani (e vagamente inquietanti) racconti per l'infanzia mai scritti! 
Non dite di no: sognare bruchi che fumano, gatti evanescenti e di giocare a croquet con un fenicottero è innegabilmente bizzarro.
Ma lo sapevate che Alice nel Paese delle Meraviglie fu ispirato a Lewis Carroll (pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson) da una bambina realmente esistita? 
Durante un viaggio in barca a remi sul Tamigi, Alice Liddell, che allora aveva dieci anni, chiese a Charles Dodgson, amico di famiglia dei Liddell, di raccontarle una storia per intrattenere lei e le sue due sorelle. Nacque Alice nel Paese delle Meraviglie, o per lo meno un primo abbozzo delle sue avventure.
Poi la bambina insistette perché quel racconto diventasse un libro e nel 1864 Charles Dodgson completò una versione intitolata Le avventure di Alice sottoterra
La storia venne successivamente ampliata e rivista per essere pubblicata nel 1865 con il titolo di Alice nel Paese delle Meraviglie
Oltre ad avere una sfrenata immaginazione, Charles Dodgson era appassionato di fotografia e alcuni suoi scatti hanno come soggetto proprio la giovane Alice. La foto più famosa risale al 1859 ed é intitolata Portrait of Alice Liddell as the Beggar Child
Una volta cresciuta Alice Liddell divenne un'artista: pubblicò una serie di acquerelli e bozzetti e viaggiò per l'Europa in compagnia delle due sorelle. 
Si sposò con Reginald Hargreaves ed ebbero tre figli, due dei quali morti durante la prima Guerra mondiale. 
Nel 1928, a causa delle difficoltà finanziarie, dovette vendere l'esemplare che Dodgson le donò del manoscritto Le avventure di Alice sotto terra. Ma il suo alter ego del Paese delle Meraviglie non l'abbandonò a lungo: nel 1932, per festeggiare il centenario della nascita di Charles Dodgson, fu invitata negli Stati Uniti per ricevere la Laurea Honoris causa come dottore in lettere all'università della Columbia. E, poco prima di morire, riuscì ad assistere, nel dicembre del 1933, alla proiezione di Alice, film realizzato dalla Paramount.
In realtà non si sa fino a che punto Alice Liddell abbia ispirato l'Alice letteraria e Charles Dodgson, verso la fine della sua vita, avrebbe affermato che per il personaggio di Alice non si era ispirato a nessuna bambina in particolare: probabilmente l'unica influenza di Alice Liddell é stata quella di domandare un passatempo e la fantasia di Charles Dodgson ha fatto il resto immaginando le improbabili avventure di una bambina chiamata Alice per compiacere la sua piccola compagna di viaggio. 
C'è però almeno una cosa che lascia pensare che i libri le fossero almeno dedicati: nell'ultimo capitolo del libro Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò figura un acrostico, poema la cui lettera iniziale di ogni verso unita alle altre forma il nome «Alice Pleasance Liddell». 

« A boat beneath a sunny sky,
Lingering onward dreamily
In an evening of July--

Children three that nestle near,
Eager eye and willing ear,
Pleased a simple tale to hear--

Long has paled that sunny sky:
Echoes fade and memories die.
Autumn frosts have slain July.

Still she haunts me, phantomwise,
Alice moving under skies
Never seen by waking eyes.

Children yet, the tale to hear,
Eager eye and willing ear,
Lovingly shall nestle near.

In a Wonderland they lie,
Dreaming as the days go by,
Dreaming as the summers die:

Ever drifting down the stream--
Lingering in the golden gleam--
Life, what is it but a dream? »

Studiare un podcast

Da oggi l'Istituto Comprensivo di Moncalvo ha un suo podcast! 
E cosa se ne fa una scuola di un podcast? Ovvio, lo usa per educare! Perché non è affatto vero che le "nuove" tecnologie sono nocive e fonte di distrazione per i giovani. Se usate correttamente possono diventare una grande risorsa. E un podcast creato dalla collaborazione tra studenti e insegnanti, oltre ad aiutare i primi nell'apprendimento delle nozioni strettamente scolastiche, è anche un perfetto esempio dell'utilità delle nuove tecnologie e dei nuovi mezzi di comunicazione. E poi è una cosa divertente, che stimola l'attenzione dello studente e la creatività. 
Ma quali sono gli argomenti del podcast? La prima puntata del podcast parte proprio dall'a b c, ovvero il metodo di studio. Viene quindi spiegato con chiarezza in che modo rendere più organizzato e facile lo studio, sempre tenendo conto del fatto che poi ognuno svilupperà una propria tecnica personale. Una cosa molto utile, soprattutto per gli studenti che sono appena arrivati alle scuole medie e che si troveranno molto avvantaggiati nella futura carriera scolastica dall'avere una buona tecnica di studio. 
E, a proposito di studio, il tempo stringe ed è ora che io torni a preparare il mio esame, per cui taglio corto e vi lascio il link di iTunes a cui potete trovare e scaricare il podcast. E io aspetto incuriosita le prossime puntate, chissà che non ne esca una utile per il mio esame di italiano...! ;)

In viaggio con Van Gogh e Gauguin


Ieri pomeriggio sono andata a vedere la mostra Van Gogh e il viaggio di Gauguin che si terrà fino al 1 maggio a Palazzo Ducale (Genova).
Io e i miei amici siamo rimasti stupiti da quante persone erano in coda per acquistare i biglietti. Comunque anche noi ci siamo messi in coda e, sventanto un tentativo di superamento da parte della tipa che era dietro di noi nella fila, siamo finalmente riusciti ad avere i nostri biglietti dopo circa un'ora e mezza di attesa (o forse anche di più... ad un certo punto ho perso la cognizione del tempo...), quando ormai le nostre ginocchia stavano per cedere e i nostri nervi erano messi a dura prova dal blaterare della coppia dietro di noi. 


Poi, dopo una tappa piuttosto rapida al guardaroba, siamo finalmente entrati nella mostra. 
La mostra ha come tema il viaggio, inteso non solo come spostamento da un luogo ad un altro ma anche come viaggio, scoperta interiore.
Il cuore della mostra sono i dipinti di Van Gogh (circa una quarantina) e il famoso quadro di Gauguin Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?.
Alle opere di questi due straordinari pittori si collegano, per tematica e/o per tecnica dipinti di altri famosi autori come Hopper, Rothko, Turner, Morandi, Kandinsky e Monet. 

Paul Gauguin, Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?

Procedendo per le sale buie si impara a conoscere Van Gogh e, attraverso l'evoluzione della sua tecnica pittorica, si ripercorre il viaggio della sua vita. Ed è sbalorditivo vedere come nei suoi quadri gli elementi reali ed oggettivi del paesaggio diventino soggettivi, espressione dell'interiorità dell'autore. 

Edward Hopper, Sole del mattino

Certo sarebbe fantastico se si potesse girare da soli per i saloni, senza la solita scolaresca che si posiziona a muro ostruendo completamente la vista del quadro... E in fondo la visita sarebbe meno diffocoltosa se non ci fossero anche gli "automi da cuffia", cioè quei tipi che si calcano le cuffie con l'audio-guida e si posizionano esattamente di fronte al dipinto senza muoversi di un millimetro per la successiva mezz'ora...
A parte questo vedere una mostra di pittura è sempre bello e questa vi consiglio proprio di non perdervela! :)

Vincent Van Gogh, Autoritratto

Non so se capirai che si può fare una poesia solo disponendo sapientemente dei colori, così come si possono dire cose consolanti in musica. Allo stesso modo, alcune linee bizzarre, scelte e moltipllcate, serpeggianti in tutto il quadro, non devono dare un giardino nella sua rassomiglianza volgare, ma disegnarcelo come veduto in sogno, nel tempo stesso reale, eppure più strano che nella realtà. 
(Lettera di Van Gogh alla sorella Wilhelmina, Arles, novembre 1888)

Switcheroo

Hana è una fotografa autodidatta che vive a Vancouver. 
Le sue fotografie ritraggono quei piccoli momenti di vita quotidiana che spesso vengono dati per scontati, ma che poi si rimpiange di non aver immortalato. 
La sua speranza è quella di ispirare le persone con le sue fotografie (che condivide sul suo blog Tumblr e sul suo sito) di modo che realizzino molte più fotografie sulla loro vita di tutti i giorni. 
E io mi sono lasciata ispirare...
In particolare ho trovato molto carino un progetto intitolato Switcheroo, che in italiano potrebbe essere approssimativamente tradotto come "scambierello", che consiste nello scattare una foto che ritrae due persone che si sono scambiate gli abiti. 
Questo sarebbe un progetto che mi piacerebbe provare a fare, se mai trovassi persone disposte a parteciparvi...