Perché leggiamo? Nel corso dei secoli molti hanno dato la loro personalissima risposta a questa domanda. Pochi sono riusciti a spiegare l'incanto della lettura con l'acutezza e la poesia di C.S. Lewis. D'altra parte il filologo inglese era un profondo conoscitore del mondo della letteratura, prima di tutto perché era l'argomento del suo corso all'Università di Oxford (dove divenne amico di J.R.R. Tolkien) e poi perché scrittore lui stesso. E' lui l'autore delle Cronache di Narnia, serie di sette magnifici romanzi ambientati in una terra fantastica popolata da fauni, animali parlanti e sirene.
Nel suo saggio An experiment in criticism, pubblicato nel 1961, Lewis spiega come lo spirito umano può arricchirsi semplicemente attraverso l'esperienza della lettura.
Quelli di noi che sono lettori da tutta la vita raramente realizzano appieno quanto di noi stessi dobbiamo agli autori. Lo capiamo meglio quando parliamo con un amico che non legge. Egli può essere pieno di bontà e di buon senso, ma vive in un mondo ristretto. In esso noi soffocheremmo. L'uomo che si accontenta di essere solo se stesso è come in prigione. I miei stessi occhi per me non sono abbastanza, vedrò attraverso quelli degli altri. La realtà, anche se vista attraverso gli occhi di molti, non è abbastanza. Vedrò che cosa hanno inventato gli altri. Persino gli occhi dell'intera umanità non sono abbastanza. Mi rammarico che gli incolti non possano scrivere libri. Imparerei molto volentieri come appaiono le cose ad un topo o ad un'ape; ancora di più mi piacerebbe percepire tutte le informazioni e le emozioni di cui il mondo degli odori si carica per un cane.Leggendo diventiamo altre persone pur rimanendo noi stessi. Vediamo attraverso gli occhi di migliaia di personaggi e facciamo mille nuove esperienze che arricchiscono il nostro pensiero e la nostra anima, anche se noi sul momento non ce ne rendiamo conto.
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