Stoner

William Stoner era nato nel 1891 a Booneville, Missouri. I suoi genitori erano agricoltori con il volto segnato dal duro lavoro nei campi e Stoner fin da bambino li aveva nei lavori domestici, mungendo le mucche, dando da mangiare ai maiali e raccogliedo le uova.
Nel 1910 Stoner si iscrisse all'Università del Missouri e, conseguito il dottorato in Filosofia, vi rimase ad insegnare fino al 1956, anno della sua morte. 
Ecco, la vita di William Stoner è tutta qui, concentrata nelle poche righe iniziali del romanzo: non si allontanò mai dalla propria casa, mantenne lo stesso lavoro per tutta la vita, per quasi quarant' anni fu infelicemente sposato alla stessa donna, ebbe solo due amici. Una trama un po' scarna per un romanzo... Ma come fa notare Peter Cameron nella postfazione del romanzo (che mi ha ispirata per la scrittura di questo post) "la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura può fruttare una straordinaria messe letteraria". Ed è sicuramente il caso di Stoner
John Williams, con una scrittura scorrevole e lineare, ma attenta ad ogni dettaglio, riesce ad esplorare con delicatezza alcuni degli interrogativi più sconcertanti che tutti, prima o poi, siamo chiamati a porci: che senso ha la vita? Che cosa vuol dire amare? 
E ci si affeziona al personaggio di Stoner malgrado i suoi difetti, perché è uno come tanti, è come noi, siamo noi. Ed è con un certo senso di frustrazione che lo si guarda attraversare la sua vita in maniera tanto passiva. Lo si vorrebbe incitare a reagire, a non accettare che la moglie Edith lo scacci dal mondo di sua figlia come lo aveva scacciato dal suo studio per isolarlo nella prigione della veranda, a non accettare i soprusi del collega Lomax che gli rendono la vita lavorativa umiliante, a non rinunciare all'amore per Katherine Driscoll che entra nel romanzo in punta di piedi per occuparne poi la parte più importante. 
Nelle ultime pagine del romanzo mi sono ritrovata a commuovermi senza sapere esattamente perché. Forse perché la vita di ognuno di noi, come quella di Stoner, deve prima o poi arrivare all'ultima pagina e voltata anche quella non resta che il silenzio. 



2 commenti:

  1. Grazie!Cercavo proprio un buon libro da leggere...:)
    hereinspaceandtime.blogspot.com

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  2. L'ho letto in due giorni;è un bellissimo libro che non si dimentica facilmente...

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