La solitudine dei numeri primi

La solitudine dei numeri primi è un romanzo di Paolo Giordano, vincitore del Premio Strega e del Premio Campiello, da cui è stato tratto l'omonimo film diretto da Saverio Costanzo e presentato alla 67° Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. 


Romanzo e film raccontano la vita di Alice Della Rocca (nel film interpretata da Alba Rohrwacher) e di Mattia Balossino (nel film interpretato da Luca Marinelli). 
Un evento drammatico ha segnato la vita di Alice e Luca. Alice, in seguito ad un incidente di sci, rimase zoppa, cosa che le rese difficile interagire socialmente con i suoi coetanei. Mattia, invece, brillante studente, veniva preso in giro dai suoi compagni di classe a causa della sorellina Michela, affetta da una grave forma di autismo e considerata "strana" dagli altri bambini. Invitato ad una festa di compleanno, Mattia decide di lasciare Michela in un parco vicino mentre lui trascorre un po' di tempo alla festa. Quando ritorna nel parco Michela è sparita e non sarà mai più ritrovata. Mattia rimane schiacciato dal senso di colpa e comincerà ad infliggersi dolore tagliandosi con delle lamette le mani e le braccia. 
Arrivati al liceo Alice e Mattia si incontrano quasi casualmente e diventano amici. La loro è un'amicizia di silenzi e di sguardi, cosa che emerge bene nel film nel quale le battute dei due protagonisti sono veramente poche, ma il silenzio non risulta affatto pesante grazie all'abilità dei due attori di dialogare attraverso i loro corpi. 
Dal momento in cui si conoscono Mattia e Alice sono legati per il resto della vita, anche quando non si vedranno per diversi anni perché Mattia se ne andrà all'estero per lavoro e Alice si sposerà e poi divorzierà perché il marito non è più in grado di convivere con una donna che rifiuta, negando l'esistenza del problema stesso, ogni aiuto per guarire dall'anoressia.
I due torneranno ad incontrarsi dopo anni di separazione perché loro sono come due numeri primi: vicini l'uno all'altro e uguali tra di loro ma mai destinati a toccarsi. 
Vi consiglio di leggere il libro prima di vedere il film, non solo perché così potete immaginarvi a vostro piacere i luoghi e i personaggi, ma anche perché avendo letto il libro anche la comprensione del film risulta più semplice, dato che procede per flashback. 





"I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per sè stessi. Se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini,anzi,quasi vicini, perchè fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l’11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli.Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l’uno all’altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finchè non li si scopre.
Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero. A lei non l’avava mai detto."




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