<< La chiarezza del pensiero diventa chiarezza nella scrittura >>, dice William Zinsser nella sua guida alla buona scrittura.
Con il tempo e con l’esperienza ho compreso il pregio di una prosa lineare, che prende per mano il lettore, invece di sommergerlo.
Andando avanti con gli studi, ci si imbatte spesso in saggi e manuali dalla prosa contorta. << La nostra tendenza nazionale è quella di ingigantire le cose per farle apparire più importanti >>, dice ancora Zinsser. Lui è americano, noi italiani, ma l’essenza delle cose non cambia.
Il primo passo verso un testo semplice e chiaro è di aver ben in mente perché si scrive. Questo ci si dovrebbe chiedere prima ancora di accendere il computer. “Che cosa voglio dire?”. Così si pongono dei punti cardine per la prima stesura. Poi si procede “di getto”, fissando le proprie idee. E nulla vieta di cambiare strada in corso d’opera.
Occorre fare una precisazione. Semplice non vuol dire banale. Abbassare l’asticella della difficoltà è un errore, senza contare che a nessun lettore piace essere trattato da stupido. Un libro di filosofia può essere scritto in modo semplice pur condensando le idee dei più grandi pensatori sull’universo e sulla natura umana.
Secondo Zinsser la fase più importante del processo di scrittura è la correzione, e io non potrei essere più d’accordo perché da quando vi dedico più tempo e attenzione la qualità dei miei testi è molto migliorata.
Frasi da limare, parole da sostituire, interi paragrafi da spostare o cancellare... Rivedere il testo significa cesellare, togliere il superfluo.
È questo che un vero scrittore deve imparare a fare. << Semplificare, semplificare >>.
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