Social journalism and open platforms are the new normal. Now we have to make them work. - Mathew Ingram
Ieri sera ho visto The Fifth Estate (Il quinto potere), film con Benedict Cumberbatch e Daniel Bruhl che racconta delle origini di Wikileaks. Non è mia intenzione soffermarmi su pregi e difetti del film (interessante ma non particolarmente riuscito a livello strettamente cinematografico) né tanto meno sulla controversa figura di Julian Assange.
Wikileaks, ricevendo informazioni e documenti da fonti anonime e pubblicandole sul proprio sito, è stato uno dei primi esempi (per certi versi estremo) di citizen journalism. Si tratta di una forma di giornalismo che coinvolge attivamente i lettori e i cittadini grazie ai nuovi media. In Italia viene tradotto come giornalismo partecipativo. Ed è appunto di questo che vorrei parlarvi.
Il citizen journalism tarda a prendere piede, soprattutto in Italia, dove le testate devono essere rigorosamente registrate in tribunale e i giornalisti, per essere riconosciuti tali, devono essere iscritti all’Ordine secondo regole che rendono sempre più difficile l’accesso alla professione.
In più queste nuove forme di giornalismo vengono spesso guardate con sospetto dagli addetti ai lavori, temendo competizione e concorrenza.
Io sono invece convinta che, se organizzate con criterio, forme di citizen journalism possano solo arricchire i tradizionali canali d’informazione. In un articolo per GigaOm, Mathew Ingram ha definito il social journalism come la nuova normalità nell’informazione, aggiungendo che si tratta non solo di un modo per sostenere il giornalismo tradizionale ma anche di una risorsa per scoprire nuovi talenti e figure professionali.
Certo la cosa difficile sarà riuscire a separare le voci dai fatti, perché certamente non tutte le informazioni saranno corrette e le fonti andranno come sempre verificate. Andy Carvin, intervistato da Pagina99 in occasione della nascita del progetto di social journalism reported.ly, parla infatti della necessità di << creare porte credibili per gli utenti che possono finalmente essere produttori di news grazie a internet, agli smartphone e alle videocamere >>.
Il citizen journalism non diventerebbe quindi un caotico agglomerato di informazioni di dubbia qualità: sfruttando la capacità del cittadino comune di farsi reporter, offrirebbe, grazie ad una selezione accurata, punti di vista che andrebbero ad arricchire le notizie riportare dai media tradizionali.
Si tratta di un ambito dell'informazione ancora tutto da costruire che spero di poter approfondire in futuro, chi lo sa, magari persino dall'interno.
Come in internet, blog & c. si trovano sia contenuti di altissima qualità che contenuti pessimi lo stesso può accadere nel giornalismo. Potrei fare diversi esempi di notizie distorte per renderle più sensazionali e di altre invece approfondite sul campo quindi ben venga l'open journalism e la sua possibilità di rendere tutto più democratico e far emergere nuovi talenti
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