Tomboy


Laure, una bambina di dieci anni, e la sua sorellina Jeanne si trasferiscono spesso a causa del lavoro dei genitori. Durante le vacanze estive la famiglia trasloca ancora una volta ed arrivati nella nuova casa Laure incontra Lisa, una ragazzina che vive nel suo stesso caseggiato e che la scambia per un maschio a causa dei capelli tagliati cortissimi e dell'aspetto ancora non ben caratterizzato dell'infanzia. Laure non la contraddice, ma anzi risponde di chiamarsi Michael e con i suoi nuovi amici si comporta come tale, aderendo a quelle che ritiene siano le caratteristiche proprie e necessarie dell'altro sesso: gioca a calcio mentre le ragazze vengono lasciate a bordo campo perché troppo schiappe, fa la lotta e la rissa perché un bambino infastidiva la sorellina e ha alcuni momenti mano nella mano con Lisa.
Ma settembre sta per arrivare e con l'imminente inizio della scuola per Laure è sempre più difficile gestire la situazione.
Tomboy (che significa maschiaccio) é un piccolo film della regista francese Céline Sciamma prodotto con pochi mezzi: una telecamera Canon 5D, troupe ridotta all'osso, venti giorni di lavorazione per girare una cinquantina di scene in due o tre diversi ambienti. Un piccolo film, quindi niente di memorabile dal punto di vista strettamente cinematografico, ma nonostante ciò è un film che riflette in maniera intelligente ed affettuosa sui labili confini dell'identità sessuale e sulla ricerca di se stessi (anche dal punto di vista sessuale) che ogni bambino comincia a compiere fin dall'età pre adolescenziale, argomento sul quale si conoscono molte cose ma di cui si parla molto poco in maniera sensata e costruttiva.
Zoé Héran è sicuramente l'interprete più adatta per rappresentare il cammino di Laure con la giusta dose di innocenza ed allo stesso tempo il bisogno di esplorare se stessa e ciò che la circonda.
E la cosa più interessante del film (per lo meno a mio avviso) è che la regista ha scelto di dare al film un finale aperto: cioè lo spettatore alla fine del film non sa con precisione se quello di Laure è stato solo un episodio di travestitismo infantile oppure se l'esperienza dell'estate abbia lasciato su di lei delle tracce indelebili. Lo spettatore si ritrova, a film concluso, a dover riflettere su questioni più ampie, riguardo alla definizione della sessualità propria di ogni individuo e all'accettazione (o meno) della natura dell'altro, qualunque essa sia. 

2 commenti:

  1. questo film l'ho visto pure io, la regista era presente all'anteprima qualche giorno prima ... e tutt'ora se tu mi dovessi chiedere cosa ne penso, non te lo saprei dire ... è bene che si affrontino argomenti del genere per avviare la gente a un tipo di educazione che rispetti la sessualità a prescindere. L'unica cosa, come dici anche te, non ho apprezzato molto il finale aperto, c'ho pensato tanto e volevo che il messaggio fosse più chiaro.

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    1. Invece a me questa cosa del finale aperto è piaciuta parecchio perché ti porta a riflettere su tante cose! Certo però è una tematica sicuramente molto complessa e forse la nostra difficoltà (per lo meno mia) a farci un'opinione davvero precisa è portata anche dal fatto che di queste tematiche si parla davvero poco e quando lo si fa se ne parla sempre come se fossero qualcosa di tabù e quindi in maniera superficiale...

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