A proposito di Davis

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New York, 1961. Llewyn è un musicista folk che, dopo aver perso il suo partner musicale, cerca di sfondare come solista. Ma le cose non gli vanno molto bene a causa di un'incredibile sfortuna e del suo caratteraccio. 
Io non credo che con questo film i fratelli Coen abbiano voluto trasmettere un particolare messaggio, una qualche morale. Si tratta semplicemente del racconto tragicomico della vita di un uomo che vorrebbe ad ogni costo prendere le distanze dalla vita (apparentemente) insapore condotta dal padre. 
Tra decisioni sbagliate e scelte non prese, incontri improbabili, gatti usciti direttamente da Colazione da Tiffany (ma questa volta il gatto un nome ce l'ha, mentre è il protagonista a non avere un'identità!) e tanta, tanta musica, il Llewyn Davis di Oscar Isaac (bravissimo sia davanti alla macchina da presa che con la chitarra) non può non emozionare lo spettatore con la sua profonda fragilità.
Forse si tratta di un film che non tutti riusciranno ad apprezzare, ma per quanto mi riguarda è uno dei migliori tra quelli usciti negli ultimi anni.
Il cuore del film è racchiuso in un'unica scena: Llewyn, su un palco in penombra, canta una ballata struggente e bellissima difronte al produttore il quale, finita la musica, sentenzia: "non si fanno soldi con questa roba". Con una sola battuta i Coen dicono tutto sull'arte e sull'industria che le ruota attorno. 
Insomma, alcuni ce la fanno ed altri no. Ed ecco che, alla fine, su uno dei palchi di quel Greenwich Village da cui, di lì a poco, si cambierà la storia della musica, intravediamo una silhouette famigliare: è Bob Dylan, uno di quelli che ce l'hanno fatta.

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