A human face: giornata della Memoria

Nel 1933 a nord di Monaco di Baviera veniva aperto Dachau, il primo campo di concentramento nazista. A Dachau furono deportate 206.206 persone: 30.000 morirono. 
Nell'estate del 1940 veniva aperto il lager di Mauthausen-Gusen, in Alta Austria. 
Nel 1937 diventa operativo il campo di concentramento di Buchenwald, a circa 8 chilometri da Weimar, nella Germania orientale.
Nel 1940 la città fortezza di Theresienstadt venne trasformata in campo di concentramento. Hitler volle che qui fosse realizzato un film-documentario per mostrare il benessere degli ebrei sotto la protezione del Terzo Reich. Dopo le riprese la maggior parte del cast e lo stesso regista (Kurt Gerron, comparso al fianco di Marlene Dietrich in L'angelo azzurro) vennero deportati ad Auschwitz.
Il campo di Treblinka, in Polonia, fu attivo dal 1940: vi furono sterminate dalle 700.000 alle 900.000 persone.
Auschwitz fu reso operativo il 14 giugno 1940. Vi furono deportate più di 1 milione e 300.000 persone: 900.000 furono uccise subito al loro arrivo e altre 200.000 morirono a causa di malattie, fame o furono uccise dopo il loro arrivo. 
Nel 1943 venne aperto il campo di Bergen-Belsen, nella bassa Sassonia: circa 50.000 persone morirono nel campo, tra di loro anche Anna Frank e la sorella Margot.
Nel 1942 venne allestito il campo di concentramento e transito di Fossoli, in Emilia-Romagna. 2844 ebrei passarono per il campo e 2802 furono deportati.
Nei campi di sterminio nazisti vennero uccisi 5,9 milioni di ebrei, 2-3 milioni di prigionieri di guerra sovietici, 1,8-2 milioni di polacchi non ebrei, 220.000-500.000 Rom e Sinti, 200.000-500.000 disabili, 80.000-200.000 massoni, 5.000-15.000 omosessuali, 2.500-5.000 testimoni di Geova, 1-1,5 milioni di dissidenti politici, 1-2,5 milioni di slavi per un totale di 12,25-17,37 milioni di persone. Ma il numero esatto di persone uccise dal regime nazista è ancora soggetto ad ulteriori ricerche e si pensa che il totale possa essere ancora superiore a quanto finora stabilito. 

Scultura nel Memoriale a Dachau

Nel 1953 venne fondato il museo Yad Vashem (che significa "un memoriale e un nome"), memoriale ufficiale di Israele delle vittime dell'Olocausto. E' composto da una Sala memoriale, un museo storico, una galleria d'arte, una Sala dei nomi, un archivio ed un centro educativo. 
Presso lo Yad Vashem vengono conservate delle schede su cui sono riportati i nomi ed i dati delle persone morte nei campi di sterminio, e ognuno può consultare queste schede (anche online) ed eventualmente integrarle con nuovi dati o crearne di nuove relative a persone non ancora nel database. La regola dello Yad Vashem è che chiunque può realizzare una scheda (Page of Testimony) anche se non ha conosciuto personalmente la persona in questione, purché i dati facciano affidamento su più di una fonte. 

Sala dei nomi
In tutto quest'orrore però sono accadute delle cose davvero straordinarie. Perché l'essere umano è davvero straordinario: benché umiliato, privato della propria identità, abbattuto ed avvilito riesce sempre a trovare un modo per elevare il suo spirito. 
Hans Krasa (a sinistra)
Per esempio il compositore Hans Krasa, internato a Theresienstadt (Terezin), riuscì a mettere in scena all'interno del campo Brundibàr, un'opera per bambini (eseguita da voci bianche) che racconta una vicenda edificante nella quale il bene trionfa sul male (e non manca il significato simbolico e satirico).
Krasa aveva composto l'opera nel 1938 e quando venne deportato a Terezin non aveva con se lo spartito originale perciò riscrisse Brundibàr adattandolo ai pochi strumenti a sua disposizione. 
Inizialmente le rappresentazioni erano clandestine, ma poi cominciarono anche quelle ufficiali che andarono avanti fino alla fine del 1944, quando non era rimasto più nessuno vivo per metterle in scena. 
"Brundibàr dava ai bambini fiducia. Fiducia nel mondo, nel fatto che il mondo può essere bello. Quando i bambini rappresentavano Brundibàr nelle soffitte degli alloggiamenti, in quei momenti la vita perdeva i suoi orrori e tornava a sorridergli". (Alice Sommer, nota pianista)
Viktor Ullman
L'Imperatore di Atlantide è un altro esempio della miracolosa creazione di musica e satira a Terezin. L'opera venne composta da Viktor Ullman nel 1942 a Terezin. Ma la sua rappresentazione venne subito proibita dai nazisti che si resero immediatamente conto dell'identificazione tra il personaggio del kaiser e Hitler. 
Pochi mesi dopo l'internamento a Terezin, Ullman venne deportato ad Auschwitz dove morì nel 1944.
La partitura e il libretto de L'Imperatore di Atlantide furono miracolosamente salvati dallo smantellamento di Terezin e rappresentati per la prima volta dopo trent'anni dalla morte del compositore.
Queste testimonianze di arte all'interno dei campi di concentramento sono arrivate a noi in diverse maniere. Ad esempio un ricercatore durante i suoi studi scoprì, a Lublino, una canzone yiddish che presumibilmente venne composta in un lager: la scoprì perché gli venne cantata da un bambino sopravvissuto ad Auschwitz e che lì l'aveva imparata. La canzone si intitola Yeder ruft mikh Ziamele (Tutti mi chiamano Ziamele) ed è una commovente testimonianza della realtà dei campi di sterminio vista con gli occhi di un bambino. Qui potete ascoltare il brano cantato dal coro di voci bianche del Progetto Il CantaInsieme presso l'Istituto comprensivo di Moncalvo (e tra le voci bianche ci sono anche io anche se ormai sembrano passati dei secoli da quando facevo le medie).
L'esperienza dei lager non ha poi mancato di influenzare la produzione di vari artisti che, sopravvissuti ai campi di concentramento, si servirono dell'arte figurativa per raccontare ciò che avevano vissuto. 
Uno di essi è David Olere che, sopravvissuto ad Auschwitz, dipinse ciò che aveva subito. Nell'opera di Olere lo spettatore è posto di fronte alla verità essenziale della memoria visiva. Tanto è vero che i suoi disegni acquistarono una tale importanza da essere usati come prove nei processi del dopoguerra ai nazisti. 



L'uomo possiede qualcosa di più rispetto a tutti gli altri esseri viventi: possiede l'empatia, ovvero la capacità di sentire ciò che sentono gli altri esseri umani, di mettersi nei panni degli altri. Ma è una cosa che facciamo troppo poco spesso.
Come dice Charlie Chaplin nel celebre discorso finale de Il Grande Dittatore "abbiamo i mezzi per spaziare ma siamo chiusi in noi stessi". 
Allora cerchiamo di rompere limiti del nostro egoismo e, attraverso il ricordo di ciò che è stato, finalmente capire che un mondo senza più odio e violenze, in cui le persone si aiutano tra di loro e non si combattono sarebbe davvero un luogo bellissimo in cui vivere e per cui vivere. 

Remember only that I was innocent
and just like you, mortal on that day,
I, too, had a face marked by range, by pity and joy,
quite simply, a human face! 
(Benjamin Fondane, morto ad Auschwitz nel 1944, Exodus)

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