The Artist

Nell'era del 3D il regista francese Hazanavicious porta sugli schermi un film in bianco e nero e muto. E, ironia della sorte, nell'era del 3D é proprio un film non soltanto riguardante il cinema muto ma addirittuara muto ad ottenere un enorme successo di pubblico e critica aggiudicandosi cinque Premi Oscar (per dire, Avatar ne aveva avuti solo tre...) e svariati altri prestigiosi premi.
The Artist racconta una storia semplice e lineare, ma lo fa con intelligenza: George Valentin é un divo del cinema muto (con un nome che ricorda Rodolfo Valentino e un modo di fare che richiama Douglas Fairbanks e i suoi film). All'uscita dalla prima del suo ultimo film una giovane aspirante attrice lo avvicina e viene fotografata con lui sulla prima pagina della rivista Variety. E dopo poco i due si reincontreranno sul set di un nuovo film dove la ragazza é stata ingaggiata come ballerina. Ma intanto é arrivato il 1929: anno della grave crisi finanziaria che coinvolse l'America e l'Europa e anno dell'avvento del cinema sonoro. Per George Valentin é il momento del declino, mentre per la giovane Peppy Miller é il momento della grande svolta e del successo.
The Artist si apre (ricordando un po' Cantando sotto la pioggia) con la prima dell'ultimo film con protagonista Valentin ed in particolare con una sequenza tratta da questo film in cui il protagonista (ovviamente Valentin) viene torturato perché confessi qualche segreto ma nelle didascalie (come ogni film muto anche The Artist utilizza le didascalie, ma per la verità in quantità molto ridotta) compare la scritta "Non parlerò mai!". E così il traumatico passaggio dal cinema muto a quello sonoro, che vide il tramonto di grandi star come Buster Keaton e Mary Pickford ormai inadeguate a sostenere un cinema parlato, diventa una lotta interiore nel personaggio di Valentin.
George Valentin non solo non viene accettato dal cinema sonoro, ma sembra quasi che l'idea del suono sia estranea al suo essere: infatti il suo personaggio non parla quasi mai, al contrario di Peppy Miller che parla spesso (certo, noi non possiamo sentire quel che dice perché é un film muto, però parla!).
L'analisi del delicato e fondamentale passaggio dal muto al sonoro viene condotta con intelligenza ed é interessante anche come in alcune scene venga mostrata l'evoluzione del cinema attraverso il cambiamento a cui nel tempo sono stati soggetti gli spettatori.
É un film che fa divertire, riflettere e magari anche commuovere e che mostra come nella sostanza le esigenze del pubblico non siano poi tanto cambiate nel tempo.




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