Il giardino delle vergini suicide

Siamo nell'estate 1974 e in città imperversa un metaforico morbo che attacca le piante. In un tranquillo quartiere della periferia di Detroit vivono le cinque sorelle Lisbon. La più giovane di loro, Cecilia, di soli tredici anni, si suicida. Naturalmente la cosa fa subito scalpore e tutto il vicinato si lancia in azzardate congetture sul perché di quel gesto estremo. E la maggior parte arriva alla sbrigativa conclusione che Cecilia era sempre stata un po' strana. 
Ad interessarsi davvero delle ragazze sono i cinque ragazzi che abitano nel quartiere, da sempre affascinati dalle biondissime sorelle Lisbon. Nel tentativo di comprendere i motivi del gesto di Cecilia si impossessano, per vie traverse, del suo diario. Dalle pagine emerge l'immagine di una normale ragazzina e delle sue sorelle altrettanto allegre e piene di interessi. 
I ragazzi si trasformano in una sorta di cronachisti della famiglia Lisbon (che oltre alle sorelle comprende una madre bigotta e tirannica ed un padre assente che si rifiuta di vedere cio che é ovvio), arrivando persino a "collezionare", in un modo che rasenta il feticismo, oggetti appartenuti alle cinque sorelle. E così le sorelle diventano per loro una magnifica ossessione, destinata a perdurare anche in età adulta, quando si troveranno ancora a fare congetture sul perché del loro destino.
Uno di questi cinque ragazzi è anche la voce narrante. Quindi a raccontare la storia non è una delle sorelle Lisbon, come ci si sarebbe potuti aspettare, bensì una voce esterna, che non può comprendere appieno i pensieri ed i sentimenti delle protagoniste e che quindi ci costringe a scavare, a cercare la verità. 
Un'altra scelta che ho trovato molto interessante è quella di non mostrare i volti delle ragazze nella scena del suicidio ma solo gli arti perché penso che ciò conferisca maggior drammaticità al gesto rispetto ad ossessive inquadrature di macabri dettagli. 
Credo che Sofia Coppola, per la prima volta alla regia, abbia fatto davvero un ottimo lavoro: si percepisce subito la presenza dietro la macchina da presa di una giovane donna.
L'unico modo per apprezzare davvero il film è di sforzarsi di capirlo, di non fermarsi alle apparenze, bisogna sentirlo. 



"E così abbiamo cominciato a capire un po' delle loro vite. Scoprivamo memorie ed esperienze a noi sconosciute. Sentivamo come sia imprigionante la condizione di ragazza, come rendeva la mente più attiva e sognatrice e come alla fine si faceva a capire quali colori andassero bene insieme. Scoprimmo che le ragazze in realtà erano donne travestite, che capivano l'amore e la morte. E il nostro compito altro non era che fare quel chiasso che sembrava affascinarle tanto. Capimmo che sapevano tutto di noi e che noi non potevamo comprenderle affatto." 


2 commenti:

  1. uno dei cult assoluti personali!
    nella citazione che hai inserito sta tutta la magia del film, qualcosa di splendido che si può osservare e sforzarsi di capire, ma alla fine il mistero delle sorelle lisbon rimarrà per sempre tale

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  2. è davvero tanto che voglio vederlo e credo proprio che stasera sia la volta giusta ;) questa tua recensione poi mi invoglia ancora di più ^^

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